Più di 1.100 scuole soppresse e accorpate, soprattutto al Sud e nelle isole. Sono una su dieci, mica briciole. E altre 2 mila assegnate definitivamente in «comproprietà», cioè senza un preside tutto per loro ma gestite da quello di un istituto più grande, prassi diffusa già oggi ma che si pensava temporanea. Il risultato? Saranno eliminati dall’organico 3.180 posti di dirigente scolastico, adesso i presidi si chiamano così. Niente briciole nemmeno qui, anzi una bella fetta dell’intera torta: valgono il 30% del totale. È vero che le due manovre estive non toccano gli organici degli insegnanti. Ma la prima, quella di luglio, contiene una vera e propria rivoluzione organizzativa che potrebbe complicare la vita ai presidi (superstiti). E creare qualche problema anche alle famiglie al momento delle iscrizioni per l’anno prossimo. A spiegare nel dettaglio cosa cambierà è uno studio della rivista specializzata Tuttoscuola, che sarà pubblicato oggi sul sito www.tuttoscuola.com.
Perché tutti questi cambiamenti? La manovra di luglio ha stabilito che le scuole elementari e quelle medie non dovranno essere più separate ma riunite sotto un’amministrazione unica: un solo preside, una sola segreteria, un solo consiglio d’istituto. Si chiameranno istituti comprensivi, ci sono già adesso ma non dappertutto. E dovranno avere almeno 1.000 alunni, che possono scendere a 500 nelle isole e in montagna. In queste zone, considerate disagiate, le scuole che scendono sotto quota 500 perderanno il preside e se ne vedranno assegnato uno in comproprietà mentre se scenderanno sotto quota 300 saranno accorpate con quelle vicine. Sono questi i paletti che faranno partire nei prossimi mesi un vero e proprio risiko. Non saranno cancellate né classi né sedi scolastiche ma diversi istituti dovranno fondere le loro strutture amministrative. «In questo modo — dice Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola — il settore si riorganizza e fa la sua parte in questo periodo di crisi».
La manovra ha l’obiettivo dichiarato di ridurre i costi. Saranno risparmiati 200 milioni di euro l’anno, da reinvestire nella scuola. Soldi che arriveranno dal taglio non solo dei presidi ma anche dei dirigenti amministrativi (1.130, l’11%) e degli assistenti amministrativi, altri 1.100 posti. Secondo il direttore di Tuttoscuola, però, gli effetti non saranno solo economici: «Generalizzare il modello degli istituti comprensivi — spiega — è una scelta anche didattica perché favorisce una continuità che oggi non c’è sempre tra elementari e medie». Non solo. «Potrebbe consentire anche una maggiore flessibilità nell’utilizzo degli insegnanti, penso a docenti di inglese delle medie che potrebbero rafforzare quelli delle elementari». Ci saranno anche problemi, però.
E per capire quali, la cosa migliore è fare un esempio. Oggi a Belluno ci sono tre scuole elementari e due medie. Sono da accorpare nei nuovi istituti comprensivi ma tutte insieme arrivano a 2.850 studenti. Per creare tre istituti hanno bisogno di altri 150 studenti che potrebbero trovare arruolando una scuola esterna al comune. Altrimenti se ne dovranno creare due un po’ più grandi. Il problema è capire quanto tempo ci vorrà per prendere queste decisioni, a Belluno come nel resto d’Italia. Con il rischio che tutte le tessere del mosaico non siano al loro posto quando, di solito a fine gennaio, arriverà il momento delle iscrizioni al prossimo anno. Secondo Tuttoscuola c’è poi un altro problema: «Ogni preside — dice Vinciguerra — dovrà lavorare di più perché avrà a che fare con un numero maggiore di studenti, di famiglie e di insegnanti. E questo continuando a guadagnare come un quadro, in media 2.700 euro netti al mese». Con una beffa: a giorni partirà il concorso, atteso da tempo, che metterà in palio 2.386 incarichi da preside. Con questa riduzione dell’organico, secondo Tuttoscuola, «almeno una parte dei vincitori non troverà posto».
BY CORRIERE DELLA SERA 31 Agosto 2011
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LA SCUOLA CHE PERDE I PRESIDI